La mia esperienza da Flash-professoressa



Dunque, da dove comincio? Dal fatto che sono una donna insicura, una che soffre di emozioni - positive e negative - nello stomaco? Questi 12 giorni di supplenza sono trascorsi, terminati ieri. Olè! sì, olè perché come prima esperienza è stato bello e buono così. Non chiedevo di più per questa volta; è stato un bene essersi imbattuti in classi "difficili", così la prossima volta so a cosa posso andare incontro (ma poi, esistono ancora le classi non difficili?). 


Il primo giorno, dopo aver firmato l'accettazione della convocazione e essere arrivata nella scuola in questione, mi sentivo un pesce fuor d'acqua.
Il secondo giorno non vedevo l'ora che arrivasse la fine, causa rissa seria scoppiata in classe tra un ragazzo della mia classe e uno esterno.Con le colleghe abbiamo cominciato a scambiarci qualche parola.
Il terzo giorno ho pensato che forse avevo le carte in regola per stare lì.
Il quarto quinto sesto settimo ottavo ho alternato momenti di sconfidenza a momenti di "tutto sommato sta andando bene".
Il nono giorno ho fatto caso al fatto che i miei studenti mi riconoscevano e mi salutavano con affettato e con il sorriso nei corridoi.
Il decimo giorno ero gasata: lezione (per una prima e una terza) preparate, materiale Ok, era tutto sotto controllo. Invece è stato l'ultimo giorno di lavoro più difficile, perché i ragazzi sono spiazzanti, anche nel male, e quella che a me era sembrata la soluzione/idea geniale, quella che li avrebbe affascinati, da loro è stata accolta con sufficienza, dopo una prima reazione esultante.
Quelle ore sembravano non finire mai. Sono comunque sicura di aver dato, come prima volta, il massimo che potevo dare.

"Streghe" si diventa, non si nasce, come mi hanno detto le mie colleghe "Devi tirar fuori la voce e i denti"; e io sì, li ho tirati fuori, ma non bastava. Non bastava perché ai loro occhi si presentava una donnina alta poco meno di 160 cm, con il viso - ma solo il viso, ve l'assicuro - abbastanza dolce e sorridente, che spariva tra di loro, tutti molto più grandi di me (un giorno è entrata la preside a sorpresa: non riusciva a scorgermi nella classe. Ho dovuto sventolare in alto il mio braccio :-P ); una supplente, per giunta una supplente di arte, materia che alle medie interessa solo a chi è appassionato di disegno.
Ripeto, sono contenta di aver detto sì quel giorno, ma anche di aver concluso questi 10 giorni. 
Nel frattempo è arrivata una commessa per un libro, per cui ci sarà da fare fino a aprile: tornerò a lavorare dalla mia scrivania, a aver nostalgia dei colleghi reali per un po', a godere - comunque - di quello che faccio.

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